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Additive Manufacturing e nuove frontiere del settore medicale: il progetto “4.0” di Lelio Leoncini

La stampa 3D rappresenta una delle nuove frontiere della quarta rivoluzione industriale.

Partendo da un modello tridimensionale, l’oggetto che si intende produrre è “stampato” strato dopo strato, un po’ come avviene con le tradizionali stampanti ad inchiostro. Il tipo di manifattura collegato alla stampa 3D è definita “additiva” (in inglese additive manufacturing).

Si tratta di un processo di produzione che ha come input la realizzazione del modello 3D dell’oggetto (progettazione CAD). Segue un processo semi-automatico (svolto mediante software) di conversione del file in formato STL, che prevede la scomposizione dell’oggetto in strati stampabili dalle stampanti 3D. L’ultima fase è caratterizzata da un’attività di finitura.

I vantaggi della stampa 3D

Si tratta di una rivoluzione, per molteplici ragioni. Attraverso la stampa 3D è possibile realizzare, in un unico processo di stampa, oggetti che tradizionalmente sono realizzati in diversi componenti singoli, poi assemblati. Ciò comporta un notevole risparmio sui costi di produzione, anche in funzione della riduzione della manodopera richiesta rispetto ad un processo che prevede anche l’assemblaggio dei componenti.

Inoltre sono cancellati i costi di trasporto del prodotto finito, poiché l’oggetto può essere direttamente stampato presso il punto di distribuzione finale o addirittura dal cliente stesso. In questo modo, si riduce anche il “time to market”, vale a dire il tempo di risposta ad una esigenza di mercato, e si eliminano i costi collegati alla gestione delle scorte e dei beni non venduti.

La ricerca di Lelio Leoncini e l’applicazione in medicina

L’additive manufacturing può essere applicato a tutti i settori. Di particolare interesse risulta lo sviluppo in ambito medicale dove uno dei pionieri, in Italia, è Lelio Leoncini. Medico-chirurgo, specializzato in medicina fisica e riabilitazione, Leoncini è direttore sanitario del Centro Medico Sanatrix di Rionero in Vulture (Potenza).

Rappresenta un (purtroppo) raro caso in Italia di connubio tra ricerca e applicazione commerciale. Il suo punto di partenza è quello di un medico che deve confrontarsi con richieste dei pazienti difficilmente trattabili con procedure standard.

Così, sin dal 2014, Leoncini comincia ad esplorare le potenzialità dell’additive manufacturing applicata all’ortopedia e produce il primo busto per scoliosi acquisito e stampato in 3D.

Poi, gradualmente, amplia l’applicazione di questo metodo di produzione a prodotti ortopedici, sfruttando le potenzialità di un processo che consente di adattarsi perfettamente alla fisionomia del paziente.
Attualmente Leoncini si sta dedicando al lancio di un progetto imprenditoriale che prevede la fabbricazione di:

  1. corsetti per scoliosi e cedimenti strutturali vertebrali da osteoporosi o metastasi ossee, dalla scansione, modellazione e stampa 3d;
  2. cover estetiche per protesi:
  3. invasi per protesi.

Il futuro del progetto

Il suo progetto di start-up – che conta di rendere pubblico a breve – rappresenta un esempio per tante Pmi, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia.

Ci si interroga spesso sulla “democraticità” della rivoluzione tecnologica in corso, chiedendosi se vada a beneficio di poche grandi realtà capaci di ingenti investimenti, o se possa concedere delle opportunità anche a coloro che decidano di intraprendere senza cospicui capitali alle spalle.

In realtà le nuove tecnologie si caratterizzano per un esponenziale aumento delle capacità operative a fronte di una riduzione dei costi. Questa dinamica apre nuove possibilità per imprese che intendono mettersi in gioco, da qualunque parte del mondo. Nel momento in cui i costi e i tempi di trasporto si azzerano, la localizzazione dell’azienda non ha più rilevanza.

Lo stesso Leoncini ha così deciso di intraprendere da Acquaviva delle Fonti, piccolo comune di 20 mila anime della provincia di Bari, convinto che, come ci ha riferito nel corso di un incontro dedicato al suo progetto imprenditoriale, grazie al digitale, venga «meno la caratteristica di esclusività a favore invece di una grande inclusione e non solo: il digitale annulla ogni distanza offrendo possibilità di lavoro e cooperazioni prima di oggi inimmaginabili».

Rappresentando, anche per il Mezzogiorno, una grande opportunità. A condizione di coltivare però il collegamento con la ricerca scientifica e l’aggiornamento delle competenze professionali, soprattutto in ambito informatico.